Nello zoldano ritroviamo tre fondamentali tipologie costruttive
del tabià, corrispondenti rispettivamente ai secoli 1600,1700
e 1800.
Il tabià del 1600 è un'architettura in legno e pietra
(a volte anche completamente in legno) con un profilo piuttosto
ribassato, sviluppato su due piani. La struttura è sempre
realizzata impegnado le tecniche costruttive a "castello"
e a "ritti e panconi" fuse tra loro.
La tipologia del 1700, pure in legno e pietra, si differenzia per
un maggiore sviluppo in altezza dell'edificio, con il conseguente
aumento del volume destinato al deposito del fieno. Si impega in
questo caso, una struttura portante alleggerita utilizzando la tecnica
a "pilastri e puntoni". In alcuni casi si ritrova la tecnica
a "castello", impiegata esclusivamente nella costruzione
della stalla.
Nel 1800 si assiste ad un ulteriore innalzamento dell'edificio (tre
piani) con la conseguente riduzione della superficie orrizontale
(pianta). Verso la fine di tale secolo scompaiono, in molti casi,
i ballatoi per l'essicazione e l'edificio è chiuso all'esterno,
da un tavolato verticale continuo.
Per descrivere i tabià è necessario analizzare separatamente
gli ambienti che li costituiscono, diversi ognuno per tecniche e
materiali.
La STALLA è un ambiente seminterrato costituito da muratura
esterna e da pilastri e travature interni, interamente in legno.
Il FIENILE ("zopa del fen") costituisce il nucleo centrale
dell'edificio, sia per la struttura perfettamente allineata verticalmente
ai muri perimetrali della stalla, sia per la solidità delle
sue tre pareti portanti.
I BALLATOI ("palanzin"), disposti su tre lati del nucleo
centrale, sporgono rispetto al corpo di fabbrica. Sono locali aperti,
provvisti di stanghe per la essicazione dei cereali.
L'AIA ("èra de tabià") è forse il
locale più importante. E' un ambiente chiuso, sporgente sui
due lati del fienile, a forma di rettangolo allungato. Veniva utilizzato
per la battitura e trebbiatura dei cereali.
Il SOTTOTETTO ("alcher") raggiungibile dall'esterno attraverso
un ponte di legno, serviva per il deposito della paglia e del fieno
di secondo taglio.
Il TETTO ("cuèrt") è sostenuto da un anello
composto di tre filari di travature orizzontali incastrate all'estremità
e dalla trave di colmo poggiante su pilastri controventati. Tale
impalcato regge le travi correnti, non squadrate, fissate con cavicchi
di legno sulle travi a valle. La copertura è completata dal
manto di scandole (in larice) sovraposte in terza (cioè a
tre strati). La pendenza del tetto, per niente casuale, è
determinata dall'inclinazione che evita lo slittamento delle scandole
sotto il peso della neve.
Per interpretare bene le descrizioni il "TH" all' inglese
è la Z dolce molto usata a Zoldo come think, three, thank,
that e così via.
Addirittura a Zoldo esistono 2 tipi di "TH" uno più
dolce dell' altro ma per semplicità ne usiamo solo uno nelle
descrizioni.
Il "TH" dolce è per esempio quello di "luotha"
dove la lingua sfiora il palato, mentre il "TH" più
all' inglese è per esempio thinch (numero 5) dove la lingua
deve rimanere tra i denti davanti. (Nota di Remigio Panciera)
Informazioni tratte dal Quaderno ideato e realizzato da Diego Gamba, in occasione della mostra "un tabià di Zoldo" tenutasi a Forno di Zoldo nel 1988.